Maniglie come apostrofi armoniosi ed indispensabili
Com’è maturata la tua intenzione di diventare designer?
Dopo un’infanzia immerso tra Lego e disegni, mi accostai alla grafica pubblicitaria studiandola da autodidatta durante il liceo scientifico. Da adolescente ero affascinato dai primi PC di cui studiavo minuziosamente la computer-grafica. Dopo un corso di grafica pubblicitaria con il maestro Gianni Li Muli, al quale devo molto, mi trasferii a Milano per capire meglio come disciplinare le mie passioni. Incuriosito frequentavo occasionalmente lo IED come auditore a lezioni di vari dipartimenti ma quando visitai il dipartimento di design industriale capii lucidamente quale sarebbe stato il mio percorso.
Ti sei diplomato allo IED. Se oggi dovessi iscriverti a una scuola di design, come la sceglieresti?
Desidererei ricevere una buona metodologia progettuale con docenti professionisti sul campo, un’attitudine multidisciplinare attraverso gli skills essenziali, l’opportunità di lavorare in team multiculturali e di svolgere delle simulazioni professionali a contatto con le aziende. Mi piacerebbe che le scuole stimolassero nei neo-designer visioni alternative dello svolgere questa professione per tessere nuove relazioni tra il designer, la produzione e i consumatori.
Il design dell’orologio ha rappresentato una delle tue principali attività: qual è il tuo rapporto con il tempo?
Molto zen. Non puoi farci nulla se non accettarne il suo inesorabile scorrere e fare del tuo meglio per organizzarlo. Nel nostro lavoro a volte vorresti avere giornate di 36 ore per riuscire a far convivere attività di natura diversa. E’ naturale che l’organizzazione delle attività rivesta una fase decisiva e propedeutica ad ogni progetto se non vuoi vivere con la gastrite cronica. Oggi preferisco selezionare scegliere di fare di fare meno cose con più serenità.
Per Colombo Design hai disegnato un pomolino ed una maniglietta per mobili: a cosa paragoneresti il legame maniglia-porta e maniglietta-mobile?
Le maniglie da porta o da mobile, mi hanno sempre fatto pensare al concetto dell’apostrofo che stando alla grammatica, ha la funzione di collegare armoniosamente due parole evitando cacofonìe. Così la maniglia per me assume questa simbologia e diventa essa stessa un mezzo di collegamento armonioso e indispensabile tra due ambienti nel caso della porta o tra il macro ambiente vissuto da noi umani e il micro ambiente vissuto dagli oggetti contenuti nel mobile.
Dici che la multidisciplinarità è molto importante per il tuo lavoro; nel concepimento dei prodotti per la nostra azienda, cosa del tuo passato ti ha più influenzato?
Nel caso specifico della linea di manigliette per mobile Formae, mi ha influenzato la mia sensibilità tattile e mi sono semplicemente affidato al buon senso progettuale di voler coniugare il desiderio di “sentire” tattilmente con le dita una maniglia gradevole da impugnare perché arrotondata al suo interno e di “vedere” una maniglia dal design senza tempo che si adattasse così a un ampio ventaglio di soluzioni d’arredo.
Quale approccio noti nei designer italiani della tua generazione verso il mercato globale?
Il nostro mercato per molti versi ancora legato generazionalmente a schemi tradizionali del fare impresa comprenderà presto che dovrà adeguarsi rapidamente all’evoluzione del mercato globale per non rimanere arretrato. Mi auguro che i designer italiani stiano capendo che il nostro sistema produttivo interno non potrà contare a lungo solo ed esclusivamente sull’amore giurato di consumatori esteri innamorati del nostro fatto in Italia. Eccezion fatta per la moda e il food nel quale il gap è ancora grande con gli altri paesi, ci sono designer e aziende molto promettenti in varie parti del globo ormai.